E' difficile ricostruire New Orleans

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centrosardegna
00lunedì 3 settembre 2007 16:45
La parola “volontà” ora torna continuamente, nella Lower Ninth Ward; sulle case vuote c'è scritto a bomboletta Noi Ricostruiremo ; mi ha detto uno degli attivisti: “succederà”. Solo la volontà potrebbe raggiungere l'ambizioso obiettivo di riportare alla vita questo quartiere distrutto, e a molti abitanti di New Orleans una feroce determinazione appare l'unica alternativa all'essere schiacciati e inebetiti. Ma il destino del quartiere è ancora sospeso, a partire dalla questione se ci sarà abbastanza gente che può e vuole tornare, fino all'assillante problema di quale città e sistema ecologico riserba il futuro.

Gran parte delle case in questo quartiere isolato sono ancora vuote, nonostante circa un decimo degli abitanti sia tornato, alcuni che abitano negli edifici ripristinati, altri accampati nelle bianche roulotte della Fema parcheggiate all'esterno, altri ancora ospitati altrove mentre lavorano alle proprie abitazioni. Se si valuta la Lower Ninth Ward secondo criteri di volontà, solidarietà e dedizione, sia da parte degli abitanti che di volontari e organizzazioni venuti da lontano, è uno dei migliori quartieri degli Stati Uniti. Se invece si giudica in base a stato delle infrastrutture e probabilità, la situazione è piuttosto grigia. Certo esistono quartieri più devastati qui a New Orleans come la vicina St. Bernard Parish, non parliamo del Mississippi e del Delta, ma la Lower Ninth è stata colpita duro da Katrina. Il suo futuro incerto è diventato un indicatore di quello di tutta New Orleans e del fato della sua maggioranza afroamericana.
Qui si è fatta già parecchia strada. Anche sette mesi dopo l'uragano, quando sono stata per la prima volta nella Lower Ninth, era ancora sinistramente spopolato e senza segni di intervento. C'erano le auto sollevate e lanciate in giro dall'acqua ancora contro gli edifici, una sopra l'altra, appese alle recinzioni o ribaltate. Case spinte dalla forza della corrente nel bel mezzo della strada o ridotte a schegge erano rimaste non toccate, a parte qualche graffito sarcastico: Grazie per il Niente, Fema su un edificio sgombrato; un semplice Baghdad su un'altra casa poi recuperata dal Common Ground Collective, gruppo di intervento radicale co-fondato dall'ex-Pantera Nera Malik Rahim. Macerie dappertutto. Giù vicino alla breccia nell'argine, Common Ground aveva aperto un piccolo centro di noleggio attrezzi e sostegno, dove chi tornava trovava qualche aiuto, col logo che sventolava in segno di sfida: Solidarity Not Charity e il pugno nero con una chiave inglese.


Il territorio sfasciato della Lower Ninth contrasta con la vivacità della cultura. New Orleans resta un posto difficile con le sue profonde divisioni di classe e razza, gli elevati livelli di criminalità, ma la città, complessivamente, aveva anche una vita civile più ricca di gran parte degli Stati Uniti: non solo il turbinare per le strade del Mardi Gras , ma una lunga tradizione di socialità, vicinato; la gente conosceva i propri vicini, parlava con gli stranieri, chiamava chiunque con nomignoli affettuosi, invitava tutta la via alla zuppa di granchi, aveva forti reti di relazioni nei gruppi per il carnevale, quelli che marciano nei cortei, i gruppi musicali, le associazioni, le chiese, per non parlare delle famiglie allargate tanto comuni ( la Lower Ninth aveva un'elevata percentuale di case in proprietà, ma anche gli inquilini spesso pagavano l'affitto a parenti, o abitavano vicino a familiari proprietari). Ecco perché è tornata tanta gente, o vorrebbe farlo, ed è una grande risorsa per recuperare la città: anche se non può sostituire denaro e volontà istituzionale. Nonostante esistano varie forme di sostegno pubblico, gran parte delle persone considera le procedure burocratiche con un senso di frustrazione, nel migliore dei casi. Molti proprietari hanno scoperto di non aver diritto al programma Road Home (quello statale di ricostruzione) o a altri finanziamenti, per un motivo o per l'altro, e anche chi ne ha diritto trova regole che sono forche caudine, e l'erogazione dei fondi atrocemente lenta e imprevedibile.
Adesso nella Lower Ninth, le macchine ridotte a rottami, le case a pezzi e le macerie, in gran parte non ci sono più, parecchie delle case rimaste in piedi hanno un buon aspetto, anche se è difficile capire quanto fango ci sia, o altri danni. La gente si è anche rifatta da sola i nomi delle vie, segno evidente di forza sociale e debolezza istituzionale. Nena, Neighborhood Empowerment Network Association della Lower Ninth Ward, tiene una grande carta nel suo ufficio di prefabbricati in cemento – offerto dalla chiesa cattolica di St. David lì di fianco – con una spilla verde a contrassegnare ogni abitante ritornato, e ci sono chiazze verdi sparse dappertutto, anche se rappresentano solo una piccola percentuale di case e abitanti. Nena è stata fondata da una abitante, Patricia Jones, ex proprietaria di un negozio, insieme ad altri residenti della Lower Ninth Ward, nell'aprile 2006, e aiuta a superare le pastoie burocratiche dei nuovi regolamenti edilizi straordinari, dei finanziamenti Road Home, delle norme assicurative e altre difficoltà che si trova di fronte chi ritorna, ma sostiene anche relazioni e comunità.


Nonostante siano presenti molte organizzazioni venute da fuori, gran parte delle iniziative è di quelle locali. Chiedo a Linda Jackson, appartenente a Nena, quale è l'atteggiamento della comunità verso gli aiuti che si riversano da tutto il mondo, e mi risponde con la voce sussurrante, “Sono esterrefatti. Non avrebbero mai pensato che il mondo reagisse così. Non voglio dire che copre i vuoti [della risposta ufficiale iniziale a Katrina], ma l'aiuto che ci è stato dato da tutti gli Usa e dal mondo, ci spinge a lavorare molto di più. Diciamo: Sai una cosa, se questa gente viene qui prendendosi le ferie dal lavoro, o invece di andare a scuola per un paio di settimane, non è possibile, non è assolutamente possibile per noi avere un atteggiamento negativo. Questa gente si sente così, sente che c'è qualcosa per cui val la pena lottare. Ed è quello che stiamo facendo a questo punto”.
Non molto dopo l'uragano, nell'ottobre 2005, il Sierra Club – da tempo impegnato nelle questioni di giustizia ambientale qui nella Lower Ninth – convocò una conferenza stampa. La sua giovane presidente, Lisa Renstrom, parlò della necessità di “ricostruire meglio e più intelligentemente” e “porre rimedio alle disuguaglianze del passato”. Pam Dashiell, attivista storica del quartiere e organizzatrice del gruppo ambientalista Louisiana Bucket Brigade, ricorda “Riuscimmo a partecipare in un piccolo gruppetto quel giorno, e fu anche una grande giornata. Stavamo lì seduti insieme a parlare di come costruire un progetto per il quartiere e per noi”. Dashiell, calorosa e rilassata fucina di impegno politico, è stata presidente della Holy Cross Neighborhood Association (Holy Cross è la parte meridionale e di terreni più elevati della Lower Ninth). Quando gli appartenenti alla Hcna sono cominciati a tornare, hanno tenuto varie riunioni la settimana. Si incontrano ancora una volta alla settimana, anziché al mese come facevano prima di Katrina. Anche se ci sono molte forze al lavoro nel recupero del quartiere, e non tutte si incrociano, la Hcna ha avuto un certo potere sia per le proprie ambizioni che capacità di coordinamento di molti gruppi e finanziatori esterni, compreso il Sierra Club. E mentre molti singoli o gruppi aspiravano semplicemente al recupero di ciò che c'era prima, la Hcna mirava a una Lower Ninth migliore.


L'elenco di chi è venuto a dare una mano sembra l'inizio di una barzelletta: un Black Panther, un contabile, un gruppetto di metodisti e il sindaco di Portland entrano in un bar. O se preferite, entrano Brad Pitt, qualche studente neodiplomato, parecchi giovani anarchici e il Sierra Club. Nessuno ha ancora calcolato le proporzioni del flusso di volontari verso New Orleans, paragonato alla Freedom Summer dell'epoca dei diritti civili, ma che dal punto di vista dei numeri l'ha di gran lunga superata. É una sottostima molto prudente affermare che da fuori sono arrivati 100.000 volontari, che hanno fatto e fanno qualunque cosa, dall'assistenza medica, a preparare da mangiare, demolire e costruire, dare una mano con la burocrazia e le norme urbanistiche.
C'è grande dinamismo qui nella Lower Ninth, e determinazione, ma gli ostacoli sono enormi, e mancano ancora parecchi abitanti, molti più di quelli che sono tornati. Gran parte di chi è ancora qui ha perso parenti nella diaspora del dopo Katrina, e il tessuto del quartiere è composto per la maggior parte di vuoti. Dashiell è stata evacuata a St. Louis con la figlia, il suo compagno e il nipote. É tornata soltanto lei, e l'ha fatto anche se era un'inquilina in affitto che aveva perso tutto della casa. É chiaro quanto ama la Lower Ninth , e quanto rappresenti una grande forza per la sua ripresa. Poco più di un mese dopo l'uragano dichiarò alla stampa: “Non affonderemo” e “Vogliamo ricostruire nel modo migliore, più sano e sostenibile”. E mi dice, in questa estate, “La nostra reputazione era molto peggiore della realtà. Lower Nine era sinonimo di povertà, pelle scura e criminalità”.
Per capire la forza della Holy Cross Neighborhood Association, si deve ricordare che qui i problemi sociali e ambientali non sono certo cominciati il 29 agosto 2005. Fondata nel 1981, la Hcna si era opposta al tentativo di costruire un'altra chiusa sul Canale Industriale più di dieci anni prima. Darryl Malek-Wiley, un grosso e allegro bianco coi capelli candidi che abita all'altro capo della città, è diventato un attivista per la giustizia ambientale col Sierra Club, e da tempo si concentra su questo quartiere. Dunque Sierra Club e Hcna erano già qui quando ha colpito Katrina; Common Ground, Emergency Communities, Nena, People's Hurricane Relief Fund e altri, sono cresciuti nella scia della tempesta.


Molta gente altrove ha creduto alla storia secondo cui non aveva senso ambientale recuperare e ri-abitare questi posti. Dashiell ricorda che i costruttori fra i componenti della commissione cittadina Bring New Orleans Back “in realtà cercavano ogni modo per non intervenire sulla Lower Nine. Ascoltare e vedere quanto si faceva davvero, a quel livello, era assolutamente incredibile, e per me è stato un catalizzatore. Dovevamo assolutamente fare qualcosa. Ci siamo organizzati. Abbiamo sviluppato un piano. Eravamo presenti ovunque possibile”. Gli ambientalisti erano quelli “che mettevano a disposizione un sostegno”.
Hcna si è orientate verso un impegno per la ricostruzione che discuta le modalità secondo cui New Orleans ha scelto di far violenza all'ambiente naturale. A differenza di gran parte dei quartieri middle-class , il bianco Lakeview o New Orleans East, dove abitano molte persone di origine vietnamita, la Lower Ninth non è una zona di nuova costruzione, né si trova su terreni particolarmente bassi, e la sua precarietà ecologica è relativamente recente. Qui c'erano abitanti all'inizio del XIX secolo, molto prima che il Canale Industriale tagliasse fuori la zona lungo il suo margine occidentale dal resto della città. Questo canale, scavato negli anni '20 per realizzare una comunicazione fra il Lago Pontchartrain e il Mississippi, che forma il margine meridionale del quartiere, è fiancheggiato da argini che hanno già ceduto catastroficamente, con l'uragano Betsy del 1965.
Un altro confine d'acqua, il bayou a nord, fu escavato negli anni '60 ribattezzato Mississippi River Gulf Outlet Canal, o Mr-Go. Creava un percorso più breve per le navi: e fra ondate di marea, salinizzazione perdita di oltre 10.000 ettari di zone umide, costituì un altro elemento di artificiale vulnerabilità per l'area. Grazie all'erosione, è molto più largo di quanto originariamente fatto dal Genio Militare. Sono stati i cedimenti agli argini del canale Mr-Go i responsabili di gran parte degli allagamenti a St. Bernard Parish e Lower Ninth nel 2005, e l'acqua portata in massa da questa “autostrada dell'uragano” probabilmente è stata la causa delle anche più devastanti falle al Canale Industriale. Si tratta di un oggetto di ingegneria letteralmente mortale, e in luglio anche il Genio Militare alla fine si è detto d'accordo sulla necessità di chiuderlo.


Il ripristino della zone umide sul margine settentrionale della Lower Ninthè una delle sfide accettate dalla Hcna, in collaborazione con il Water Resources Management dell'Università del Wisconsin per la ricerca. Una delle prime cose emerse è che qui è scomparso un bosco, nel Bayou Bienvenue (che fa pure parte della periferia sud di New Orleans East, anche se le due località stano a chilometri di distanza via strada). Il bosco di cipressi, che si può ancora vedere nelle fotografie degli anni '50, è morto per eccesso di salinità determinato dal canale Mr-Go, e con lui se ne è andato uno strato della protezione contro le ondate di marea. Una foresta sarebbe una barriera a qualunque tempesta futura, e gli alberi contribuirebbero a mantenere le zone umide nella condizione di terraferma, anziché di superficie d'acqua. Una delle idee in corso di esame è di usare le zone umide come sistema terminale di filtraggio per lo scarico della rete fognaria di New Orleans che, la cosa non sorprende, sbocca vicino a qui. Questi sistemi di filtraggio sono stati sviluppati in zone progressiste/alternative come Arcata, California; collocandone uno in una comunità povera di colore, con un intervento che cambia le carte in tavola rispetto alle zone di sperimentazione ambientalista più avanzata. Altre proposte sono la realizzazione di sentieri nella natura e spazi per il tempo libero. Anche il dipartimento progettazione del paesaggio all'Università del Colorado, Denver, si è fatto vedere per dare una mano alla Lower Ninth, e i suoi studenti partecipano ai lavori per la riorganizzazione delle zone umide.
E poi c'è il nuovo insediamento sul Mississippi, organizzato da Global Green – braccio Usa della Croce Verde Internazionale di Mikhail Gorbachev – ma animato dall'attore Brad Pitt. Pitt, che insieme alla compagna Angelina Jolie e ai bambini si è temporaneamente trasferito a New Orleans dopo Katrina per girare un film, è noto per il suo interesse nell'architettura. Ha contribuito a organizzare e finanziare un concorso per la progettazione di case sostenibili a New Orleans. Originariamente, il progetto doveva riguardare edifici in tutta la città, poi Pitt ha incontrato Pam Dashiell e la Hcna , e deciso che tutte le risorse si sarebbero concentrate nella Lower Ninth. Alcuni componenti del gruppo di quartiere hanno partecipato al concorso per un edificio da diciotto appartamenti, parecchie case unifamiliari, e un centro comunitario con asilo. La Home Depot Foundation ha messo a disposizione gran parte dei fondi per la realizzazione, e il cantiere ha aperto quest'estate su un'ex superficie industriale acquistata da Global Green.


La Lower Ninth ha attirato anche il Sharp Solar Energy Systems Group, che in un primo momento aveva deciso di installare pochi sistemi solari su cinque tetti di New Orleans, e alla fine ha messo gruppi molto più grossi su dieci tetti dell'area di Holy Cross, fra cui il tetto del Nena. Di nuovo la Hcna si è associate allo sviluppo del piano. Uno dei punti di forza dei sistemi solari e relative programmi fortemente locali, è che in caso di altro evento disastroso, chi non è collegato alla rete generale non sarà colpito dal suo collasso. Un altro è che se New Orleans è stata una grande vittima del cambiamento climatico, ora deve essere una grande protagonista nelle fonti energetiche a bilancio zero, e nell'edilizia verde. Malek-Wiley sottolinea anche aspetti ambientali forse meno glamour fra quanto si fa nel quartiere, come l'installazione di pannelli riflettenti isolanti ai piani alti, o il riciclaggio di parte delle macerie dello sgombero anziché semplicemente metterle in discariche che rilasciano percolato, come quelle nelle zone vietnamite del Bayou Bienvenue.
Ripristino delle zone umide locali, abitazioni ecologiche, tetti solari: sono solo piccoli tasselli del grande puzzle del restauro si una piccola zona della Costa del Golfo. Il Genio Militare sta ricostruendo gli argini di New Orleans per resistere a una altro di classe Katrina, non a un uragano di Categoria 5. L'oceano si alza. Si erodono le zone umide più vicine al mare. La città nel suo complesso è in difficoltà. Nello stesso modo dei centri che hanno perso popolazione, come Detroit, ha un problema concreto di base fiscale ristretta a fronte di una dimensione territoriale che rimane la stessa. New Orleans è in declino economico costante sin dagli anni ‘60, e non c'è molto a indicare che le cose stiano cambiando. La rigenerazione del quartiere, come quella di molti altri, potrebbe risultare indebolita, o vanificata, da queste forze più grandi. Ma è anche vero che la Costa del Golfo si ricostruirà un pezzo alla volta, e che a questo pezzo non mancano certo i potenti strumenti della volontà, della visione, dell'amore.


Nota: molti dei temi della ricostruzione accennati da Rebecca Solnit, sono meglio descritti nei numerosi articoli riguardanti già proposti su queste pagine e raccolti nell'indice della Visita Guidata a New Orleans dopo l'uragano Katrina sul sito Eddyburg; anche su Megachip, un mio articolo dal titolo Katrina un anno dopo riassume in sintesi i medesimi temi; la versione originale di questo articolo da The Nation anche sul mio sito Mall_int sezione Central Places.

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