Forse l'hanno capito

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stella rossa
00mercoledì 16 aprile 2008 09:43

Arcobaleno, Pdci si sfila Verdi Ue: azzerare i vertici


La Sinistra Arcobaleno dovrà «seriamente interrogarsi» sulle ragioni della sua disfatta elettorale e «mutare rotta e leadership». È l'appello lanciato dai due co-presidenti del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo, Daniel Cohn-Bendit e Monica Frassoni. I due esponenti verdi europei non sono gli unici a chiedere una profonda autocritica e un azzeramento dei gruppi dirigenti indicati come responsabili della storica sconfitta della sinistra italiana.

Nei verdi italiani la pensano allo stesso modo Grazia Francescato, Marco Boato e altri. Ed è stato già convocato un consiglio federale per il 10 e 11 maggio che dovrà stabilire il percorso verso il congresso straordinario del Sole che Ride.

A capeggiare la fronda all'interno della Sinistra Arcobaleno è però senz'altro il Pdci (vedi il sito di Rinascita). Il segretario Oliviero Diliberto sostiene che si deve si deve sì fare «punto e a capo» ma ricominciando «dai vecchi simboli», la falce e martello. Non che abbia mai pensato diversamente. L'averla tolta dalla scheda elettorale non lo aveva mai convinto. E non è uomo da cambiare facilmente idea, anche se non si è verificato alcun exploit delle liste di Sinistra critica o del partito dei lavoarori di Ferrando

Emanuela Palermi dà la colpa della sconfitta all'«inganno del voto utile», ma anche per lei era il progetto, l'immagine dalla Sinistra Arcobaleno, ad essere carente «né carne né pesce». L'invito è sempre a ricostruire sulla base di una opzione identitaria di vecchio stampo.

Una sirena che cerca di incantare soprattutto la minoranza interna a Rifondazione - quella legata alla rivista l'Ernesto sembra già convinta- che ora spinge per una nuova "cosa rossa", decisamente comunista però, insieme a Pdci e Sinistra critica.

Di minoranze, dentro il Prc ce n'è più d'una. Altri, dall'outsider Ramon Mantovani, all'area di Essere comunisti capitanata da Claudio Grassi, all'ex capogruppo al Senato Franco Russo Spena, fino al ministro Paolo Ferrero, già bertinottiani questi ultimi due ma attenti «ai movimenti», spingono per un congresso di non scioglimento del Prc. Anche loro non vogliono rimanere dentro il "calderone" fallimentare della Sinistra e l'Arcobaleno. Sia l'Ernesto che Mantovani chiedono l'azzeramento del gruppo dirigente del Prc, con dimissioni non solo di Fausto Bertinotti - che ha già dato, come del resto aveva annunciato già prima di accettare la candidatura di bandiera a premier - ma anche del segretario Franco Giordano e di tutto il suo ufficio politico.

Il gruppo dirigente di Rifondazione insiste invece nella bontà del progetto di allargamento dalla lunga e travagliata gestazione che ha dato alla fine luogo alla Sinistra Arcobaleno come embrione di un nuovo partito su modello della tedesca Die Linke trasportato in Italia con quel tanto di esterofilia e di speranza di una affermazione analoga alle elezioni.

Gennaro Migliore, capogruppo uscente del Prc alla Camera, schierato a sostegno di questo progetto insieme a Fausto Bertinotti, conferma quello che aveva già anticipato la sera delle elezioni il segretario del partito Giordano. «Dopo un risultato così gravoso - dice Migliore - abbiamo il dovere di ritornare nella società, di ricostruire la sinistra facendo appello a tutte le forze. È necessario per il paese ed è questo il motivo per cui il progetto della sinistra unitaria proseguirà e noi siamo determinati a farlo».

Meno perentorio, più sfumato e riflessivo, è l'intervento di Nichi Vendola. L'unico governatore regionale appartenente alla sinistra, colui che doveva incarnare il progetto del nuovo partito rosso-verde, ha parole di rinascita dirette al «cuore» del popolo della sinistra. Convinto che avvezzo com'è nella storia più a pesanti sconfitte che a luminose vittorie, anche di fronte a quello che non stenta a definire «un vero e proprio terremoto», sarà in grado di «rimettersi in gioco». «Il popolo della sinistra - dice vendola - , io penso che sarà in grado di uscire anche dai propri risentimenti, anche il popolo astensionista della sinistra sarà in grado di rimettersi in gioco nelle prossime settimane.

Naturalmente - non si nasconde -molto dipende dalla qualità della iniziativa politica». Ma la paura maggiore in questo momento per lui riguarda la società italiana, «la disseminazione di culture della intolleranza». «Riguarda - sostiene Vendola - il rischio che a problemi complessi si offrano risposte sempre più ideologicamente semplificate e cattive». «Evitiamo di individuare capri espiatori - avverte -sarebbe un atteggiamento infantile e ingeneroso». E così mette le mani avanti: non c'è da leggere alcun rapporto tra il suo governo regionale della Puglia e il dato, pure sconfortante, della Sinistra Arcobaleno in quella regione nelle elezioni politiche di domenica e lunedì.

In Puglia infatti al Senato la lista comune della sinistra ha preso appena il 2,9 percento. Contro un Pd che tiene con il 31,5% e un successo del Pdl che registra invece il 46% dei consensi.

Ruje
00mercoledì 16 aprile 2008 11:15
cazzo, l'auto critica la stanno facendo dagli anni '70.
Quand'è che finisce?
[SM=x584430] [SM=x584432] [SM=x584431] [SM=x584493]
TheSandman
00mercoledì 16 aprile 2008 12:26
Autocritica? [SM=x584432]

Per Diliberto il problema è la falce e martello... per la Palermi è colpa del voto utile... e Vendola non vede rapporti tra la sua presidenza della regione ed il disastro della SA in Puglia...

Proprio una bella autocritica...
..bullo..
00mercoledì 16 aprile 2008 12:36
il fatto che abbiano "capito" 15 cose diverse dimostra inequivocabilmente che, ad oggi, non hanno capito un cazzo.
stella rossa
00mercoledì 16 aprile 2008 12:38
Re:
..bullo.., 16/04/2008 12.36:

il fatto che abbiano "capito" 15 cose diverse dimostra inequivocabilmente che, ad oggi, non hanno capito un cazzo.






non necessariamente esiste un solo motivo della disfatta della sinistra [SM=x584433]




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