L'ultimo dei mohicani (in tuta blu)

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Slobodan
00giovedì 2 febbraio 2006 14:13
Buglio, l' ultimo operaio: i Ds non mi vogliono più

Cassintegrato, ha 53 anni: si aspettavano una macchietta alla Cipputi

La classe operaia non va più in Parlamento, l' inizio è quasi doveroso. Dopo due legislature con la casacca Ds, il metalmeccanico di terzo livello Salvatore Buglio torna a casa e alla sua vecchia cassa integrazione. L' unica tuta blu di Montecitorio non ha bisogno di conferme ufficiali, in questi anni ha imparato a interpretare sussurri e silenzi. «E quindi so già che mi hanno bocciato. Ma avrei gradito sentirmelo dire in faccia dai vertici del mio partito, invece niente, solo questi sorrisini stiracchiati dove c' era scritto tutto». L' unico operaio che la sinistra italiana ha in Parlamento dice che in fondo è colpa della farfalla di Papillon, quella che l' ergastolano Steve McQueen aveva tatuata sul petto, a simboleggiare la sua voglia di libertà. «Vidi il film nel ' 73, e me la feci fare, più piccola, sulla spalla, proprio per quel che rappresentava. Ero e sono rimasto indipendente, pago per questo. Volevano che interpretassi la parte dell' operaio-buana, la macchietta alla Cipputi, e invece di uno stereotipo si sono trovati con un riformista che andava controcorrente e pensava con la sua testa. Sapevo che mi avrebbero presentato il conto». Salvatore Buglio in questi giorni è alle prese con problemi molto terreni. Con i soldi di Montecitorio, spiega, ci ha fatto studiare la figlia, e adesso che si torna nel profondo Nord e alla cassa integrazione a 1.300 euro, bisogna tornare a scrutare il conto corrente. «Niente drammi, per carità. Sapevo che non sarebbe durata per sempre, e qualcosa ho messo via, è da quando sono nato che lo faccio». Prima di raccontare la sua storia, l' ultimo operaio di Montecitorio ha una richiesta da fare: «Siccome credo che questa sia la mia ultima intervista da parlamentare, vorrei un' uscita dignitosa, senza la retorica della valigia di cartone sul mio passato e il pianto per l' addio a Roma. La situazione è semplice: ho giocato la mia partita, riformista e autonomo, e ho perso, tutto qui». Allora, senza valigia di cartone e scene da cinema neorealista, soltanto pescando dalle sue memorie: Salvatore Buglio nasce a Catania 53 anni fa, quartiere povero di Tondicello della Plaja, ultimo di sette figli, il padre muore che lui è ancora in fasce. A nove anni fa il pescivendolo, e di seguito saldatore di ghiaccio, manovale, demolitore di auto. Al diciottesimo compleanno sale sul treno per Torino, entra in Fiat e ne esce subito dopo aver pestato un caporeparto veneto che odiava i «terroni». Torna in fabbrica alla «Viberti autoveicoli industriali» e dopo 22 anni in catena di montaggio finisce in cassa integrazione. Dal treno alla disoccupazione, in tasca ha sempre la tessera del Pci-Pds, quando nel luglio ' 95 si presenta alla conferenza programmatica del Pds è presidente del consiglio comunale di Nichelino e delegato delle fabbriche torinesi. Il suo dovrebbe essere uno sbadiglio tra il discorso di D' Alema e quello di Berlusconi, che deve parlare subito dopo di lui. A quelli che si alzano per un caffè prima dell' intervento del Cavaliere lancia un urlaccio: «Dove c... andate? Sono un operaio, mica uno spot». Gli regalano una partita persa, la candidatura nel collegio Nichelino-Carmagnola, che nel ' 94 aveva segnato una delle peggiori Caporetto della gioiosa macchina da guerra occhettiana. Invece vince, e rivince nel 2001, uno dei pochi segni incoragganti per i Ds in un altro giro elettorale da dimenticare. «Adesso non servo più. Con la nuova legge elettorale, i cagnacci come me, che vanno a chiedere il voto casa per casa, vanno a cuccia». Per il suo trasloco imminente, Buglio non dà la colpa a Berlusconi, ma guarda più vicino. «E' che nei Ds io sono sempre stato considerato una anomalia. Mi considero un riformista vero. Ho criticato i sindacati, la Cgil soprattutto, perché nel 2006 il padrone non può essere un nemico a prescindere, e nelle trattative con il governo il compito delle confederazioni è sempre e comunque quello di portare a casa qualcosa e non pronunciare sempre dei niet politici». Dice di non essersi scontrato con idee diverse, ma con il vuoto. Ricorda una riunione di partito nella quale parlò della necessità di una politica per i lavoratori dipendenti: «Mi guardarono come se parlassi di farfalle esotiche. Su questi temi i Ds sono inclini ad un certo collateralismo con la Cgil. Delegano». Ai tempi dello scontro sull' articolo 18 fece a sganassoni verbali con Sergio Cofferati versione segretario Cgil, definendolo «un Bartali della politica utile soltanto a Berlusconi»; ha accumulato litigate con i vertici Fiom e anche con i girotondi: «Ho sempre rifiutato di demonizzare l' avversario politico; se l' avessi fatto, se avessi recitato la parte della tuta blu che insulta il riccone di Arcore, stia sicuro che un posto me lo trovavano». A volte se l' è andata a cercare con il lanternino. Nel 2002, guerra in Afghanistan, mise in giro la sua foto con sotto il simbolo Ds e la scritta «Io sto con Bush», e l' anno seguente - giorni di tavoli separati - si iscrisse alla Cisl «per dire basta alla logica secondo cui chi tratta con il governo è un traditore». A questo punto risulterà abbastanza chiaro perché Buglio sia stato talvolta definito «l' operaio più odiato dalla sinistra». Lui corregge la definizione: «Sono odiato dall' aristocrazia operaia, che è cosa diversa. Io ho semplicemente posto il problema della rappresentanza del mondo del lavoro all' interno dei Ds, un mondo del quale c' è un' idea vaga e utilitaristica, nel senso che i lavoratori vengono utilizzati per i propri fini. Sono vissuti come un elemento residuale, dovrebbero essere invece un fattore importante per l' identità del partito. Non credo che la mia sia una polemica sterile, ma piuttosto una questione culturale». Per qualche tempo, Buglio è stato considerato un dalemiano di ferro. «Condivido molte delle sue idee. Ma credo che gli sia mancato il coraggio, soprattutto da premier, di portare avanti le riforme sul lavoro. E' stata una occasione persa, non ha voluto andare contro la Cgil. Penso lo stesso di Fassino. E' in mezzo ad un guado, con i Ds che mancano di una identità precisa dovrebbe spingere verso il Partito democratico, ma non lo fa». Fine corsa, dunque. Salvatore Buglio, l' ultimo degli operai, rientra nei ranghi, definendosi «un trombato senza particolari rancori». Si è dato molto da fare, ha lavorato divertendosi. Ammette che una delle sue ultime iniziative, l' interrogazione parlamentare che chiedeva di fermare i giudici torinesi che indagavano sul doping della sua Juve, non resterà negli annali della politica. «Però i fatti mi hanno dato ragione, tutti assolti in Appello». Quando qualcuno ironizzò sulla sua scarsa istruzione, diploma delle medie inferiori, fu il momento in cui si sentì orgoglioso di se stesso. «Uno come me, senza padrini politici, è incredibile che sia entrato a Montecitorio, non che ne esca. Ecco, mi piacerebbe un Parlamento e una sinistra che renda ancora possibile un sogno americano come il mio, invece di premiare gli esecutori fedeli e i funzionari fidati. Ma stiamo tornando alla retorica sul ragazzo del Sud e la valigia di cartone, meglio fermarci qui».
ISKRA!
00giovedì 2 febbraio 2006 15:44
Re:

Scritto da: Slobodan 02/02/2006 14.13
Buglio, l' ultimo operaio: i Ds non mi vogliono più

«E' che nei Ds io sono sempre stato considerato una anomalia. Mi considero un riformista vero. Ho criticato i sindacati, la Cgil soprattutto, perché nel 2006 il padrone non può essere un nemico a prescindere, e nelle trattative con il governo il compito delle confederazioni è sempre e comunque quello di portare a casa qualcosa e non pronunciare sempre dei niet politici».

Nel 2002, guerra in Afghanistan, mise in giro la sua foto con sotto il simbolo Ds e la scritta «Io sto con Bush», e l' anno seguente - giorni di tavoli separati - si iscrisse alla Cisl «per dire basta alla logica secondo cui chi tratta con il governo è un traditore».

Buglio è stato considerato un dalemiano di ferro. «Condivido molte delle sue idee. Ma credo che gli sia mancato il coraggio, soprattutto da premier, di portare avanti le riforme sul lavoro. E' stata una occasione persa, non ha voluto andare contro la Cgil.[...]».


«[...]Ecco, mi piacerebbe un Parlamento e una sinistra che renda ancora possibile un sogno americano come il mio[...]».



Ciao ciao...
Non credo che mi mancherà... [SM=x584435]

Slobodan
00giovedì 2 febbraio 2006 15:52
"non credo che mi mancherà"

Scritto da: Slobodan 02/02/2006 14.13
quando nel luglio ' 95 si presenta alla conferenza programmatica del Pds è presidente del consiglio comunale di Nichelino e delegato delle fabbriche torinesi. Il suo dovrebbe essere uno sbadiglio tra il discorso di D' Alema e quello di Berlusconi, che deve parlare subito dopo di lui. A quelli che si alzano per un caffè prima dell' intervento del Cavaliere lancia un urlaccio:
«Dove cazzo andate? Sono un operaio, mica uno spot»



a me sì.
ISKRA!
00giovedì 2 febbraio 2006 17:19
Re: "non credo che mi mancherà"

Scritto da: Slobodan 02/02/2006 15.52


a me sì.



Per carità, Slobo... Carattere sanguigno ed orgoglioso non gli mancava, ma questo non significa nulla...

Parlavo di condivisione politica... e da quel punto di vista non mi mancherà per nulla...

[SM=x584435]
TheSandman
00giovedì 2 febbraio 2006 17:22
Bah, forse avrai pure ragione, ISKRA, ma a me sembra un po' strano che in *nessun* partito della sinistra ci sia un operaio...
ISKRA!
00giovedì 2 febbraio 2006 20:46
Re:

Scritto da: TheSandman 02/02/2006 17.22
Bah, forse avrai pure ragione, ISKRA, ma a me sembra un po' strano che in *nessun* partito della sinistra ci sia un operaio...



Non è propriamente l'unico...
Anche se dipende da quanto "operaio" intendi...

Comunque mi viene in mente almeno un senatore che è un operaio... [SM=x584426]

Per i deputati nelle specifico... mmmm... ammetto di non conoscere il lavoro precedente di tutti... [SM=x584433]
Modificato da ISKRA! 02/02/2006 20.47
zobmie
00venerdì 3 febbraio 2006 00:47
Re:

Scritto da: TheSandman 02/02/2006 17.22
Bah, forse avrai pure ragione, ISKRA, ma a me sembra un po' strano che in *nessun* partito della sinistra ci sia un operaio...



Contro almeno uno nella destra*


* Berlusconi! [SM=x584436]
TheSandman
00venerdì 3 febbraio 2006 08:48
Re: Re:

Scritto da: ISKRA! 02/02/2006 20.46

Per i deputati nelle specifico... mmmm... ammetto di non conoscere il lavoro precedente di tutti... [SM=x584433]



Nemmeno io, ma mi fido di quello che scrivono i giornali [SM=x584433]
ostiaebasta
00venerdì 3 febbraio 2006 09:44
Re: Re: Re:

Scritto da: TheSandman 03/02/2006 8.48

Nemmeno io, ma mi fido di quello che scrivono i giornali [SM=x584433]



quelli di 'famiglia' ? [SM=x584468]
ISKRA!
00venerdì 3 febbraio 2006 09:45
Re: Re: Re:

Scritto da: TheSandman 03/02/2006 8.48


Nemmeno io, ma mi fido di quello che scrivono i giornali [SM=x584433]



Comunque non è l'unico parlamentare, ripeto, c'è un senatore di RC che è operaio della FIAT...

[SM=x584453]
TheSandman
00venerdì 3 febbraio 2006 10:02
Re: Re: Re: Re:

Scritto da: ISKRA! 03/02/2006 9.45


Comunque non è l'unico parlamentare, ripeto, c'è un senatore di RC che è operaio della FIAT...

[SM=x584453]



Pensavo che ti riferissi, come Zombie, al "presidente operaio" [SM=x584441]
ISKRA!
00venerdì 3 febbraio 2006 10:19
Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: TheSandman 03/02/2006 10.02


Pensavo che ti riferissi, come Zombie, al "presidente operaio" [SM=x584441]



no, ero serio... forse ho messo una faccina inadatta.

Si tratta di Malabarba di Rifondazione.

operaio fiat...
Altri non ne conosco, ma non escludo assolutamente che ci siano.

H.S... [SM=x584485]
Slobodan
00venerdì 3 febbraio 2006 13:10
Trovo inevitabile che ad un rivoluzionario in itinere come Iskra un personaggio simile non vada troppo a genio,a differenza del sottoscritto che invece si riconosce nella medesima linea riformista,nonostante le due storie personali molto diverse e forse anche per questo,perchè è sempre un piacere,a mio avviso,vedere come un ex comunista,operaio e perciò con un percorso ancor più difficile,si sia affrancato da certi dogmi e sia approdato ad una visione complessiva più articolata.

"il padrone non può essere un nemico a prescindere, e nelle trattative con il governo il compito delle confederazioni è sempre e comunque quello di portare a casa qualcosa e non pronunciare sempre dei niet politici".

Lo trovo ineccepibile,è la linea storica della socialdemocrazia europea,quella che ha consentito alle classi lavoratrici di conseguire straordinari successi nell'emancipazione e nel progresso e nello sviluppo sociale,di uscire gradualmente da condizioni di sfruttamento e di assenza di dignità,frutto di lotte difficili e dolorose compiute in nome della libertà e della giustizia e non della violenta prevaricazione speculare a quella padronale proposta(ed attuata)dai fautori dei NIET,dei "o così o pomì"...

"Nel 2002, guerra in Afghanistan, mise in giro la sua foto con sotto il simbolo Ds e la scritta «Io sto con Bush», e l' anno seguente - giorni di tavoli separati - si iscrisse alla Cisl «per dire basta alla logica secondo cui chi tratta con il governo è un traditore»."

La guerra,tragedia che dilania le coscienze,è un altro punto su cui la sinistra si è sempre divisa,da tempi remotissimi:"io sto con bush" fa molto kitch,molto praterie Utah,però di fronte ad un regime terribile,quello talebano,che negava la dignità all'Uomo(donne in primis)e proteggeva Bin Laden ed i suoi cavalieri dell'apocalisse,non credo fossero plausibili azioni diplomatiche ed oggi la ricostituzione di un minimo di democrazia e di libertà,o quantomeno la possibilità che un bambino possa giocare con un aquilone non possono far rimpiangere la situazione precedente.
Allo stesso modo,io ero contro la guerra in Iraq ma oggi pensare ad un ritiro delle forze multinazionali vorrebbe dire abbandonare quel Paese nel caos,e su questo son convinto che Buglio la pensi come me-e Iskra no,ovviamente...

Ancora sul rapporto sindacati-governo:nel 2001,anno della prima-e decente-finanziaria,cisl e uil firmarono giustamente il Patto per l'Italia,e nella cgil prevalse ancora una volta la logica della contrapposizione fine a se stessa,nella presunzione del Cinese di ergersi a paladino delle frustrate masse sinistre orfane di una leadership politica:tattica meschina,sulle spalle dei Lavoratori,naufragata poi nella guida della municipalità di Bologna...
E le riforme del lavoro,che Buglio accusa Baffino di non aver saputo/voluto compiere per miopia e paura di incrinare i rapporti con la cgil,ne sono conseguenza,con i risultati odierni,dove una flessibilità mal gestita e pasticciona,avversata dalla conservazione di certo sindacato è divenuta precariato insopportabile facile bersaglio delle critiche strumentali.
Un sindacato che non è capace di stare al passo coi tempi,di capire e cogliere le peculiarità del momento,in grado di avere uan visione ampia del futuro,diventa una zavorra conservatrice che cozza con la propria storia progressista e riformista.

Io non so se davvero Buglio sia l'ultimo operaio(Malabarba mi pareva fosse ferroviere),ma so che non verrà comunque più ricandidato,e non certo per il suo riformismo scomodo,il suo essere troppo poco di sinistra,dal momento che i DS plaudono alla nomina di Pininfarina e candidano imprenditori e miliardari come nemmeno l'UMP si sogna di fare...
E a te forse non mancherà,questo operaio anomalo,però per un partito che come simboli ha ancora la falce e il martello,trovo deprimente la totale(o quasi) assenza di esponenti del mondo del lavoro(quello antico,quello del sudore,dei turni,dell'unto sulle tute,chè certo il terziario è in espansione da decenni ma le fabbriche vanno avanti ancora con le mani degli operai,non solo coi software)a fronte di personaggi che la falce o il martello non l'hanno mai presi in mano una volta,candidando buffoni travestiti da donne(o viceversa,non l'ho ancora capito),come se la difesa del mondo gay fosse una questione di avanspettacolo,ed i gay non lavorino se non come animatori di borghesissimi e consumistici locali notturni.
Difendere le diversità in questa maniera è una barzelletta.la diversità vera,in questa società di merda dove la "normalità" è ormai diventata il salotto,l'eleganza,la discoteca,la new economy incravattata,si difende candidando uomini e donne(con l'utilizzo del proprio pisello e passera che preferiscono)che lavorano nelle fabbriche e nelle campagne,nei capannoni e nei magazzini frutta,e che sono ridotte ormai a vergognarsene,a scimmiottare i borghesi,i colletti bianchi per affrancarsi da una diversità che è vista come inferiorità,costretti a sacrifici immani per permetetre ai propri figli anche solo di vestire "degnamete" a fronte dei coetanei più benestanti.
allora avrebbe senso definirsi comunisti,rivoluzionari,altrimenti meglio lasciar perdere,date retta a me...



Slobodan
00lunedì 27 marzo 2006 21:52
«Operai o diritti civili?» Sfida Diliberto-Bertinotti
Il Pdci: prima il conflitto sociale.
Rifondazione: contrapposizione assurda.
Buglio: il Pdci sbaglia, vidi troppo machismo in fabbrica. Vattimo: no, ha ragione.

Dice Marco Rizzo che «mi piacerebbe raccontare a Caruso e Luxuria, e pure a Bertinotti che li ha voluti capilista, com' è vissuto mio padre. Trentacinque anni alle carrozzerie di Mirafiori, dal ' 46 all' 81. Per farmi studiare, negli ultimi tempi faceva il doppio lavoro: sveglia alle 4 e mezzo, primo turno in Fiat, pomeriggio alla carrozzeria Moreggia. A 60 anni è andato in pensione, a 61 è morto di cancro. Io per chi dovrei battermi? Per i transgender e gli okkupanti? O per i proletari? Perché questo sta accadendo: la proletarizzazione del ceto medio. Com' è ovvio, non ho nulla contro gli omosessuali, sono pronto a manifestare per i loro diritti; però il conflitto sociale viene prima. I poveri sono più numerosi oggi di ieri, ma sono divisi. Sta a noi legarli con un filo rosso, dare loro un' identità di classe. Il resto verrà». E' una questione antica, quella che il caso di Quarto Oggiaro (i militanti di Rifondazione che passano nel Pdci) evoca. Il pane e le rose, i diritti materiali e quelli civili (Rizzo dice "borghesi"), l' operaismo e il femminismo, il comunismo e la libertà. Due categorie non necessariamente in contrasto; ma per Rizzo ce n' è una che viene prima. «E' il conflitto di classe a muovere il mondo; i diritti seguono. Quando negli Anni ' 70 la classe operaia si batteva con vigore, abbiamo avuto anche il divorzio e l' aborto. Ora che Bertinotti discetta del movimento dei movimenti mentre la coscienza di classe vacilla, anche i diritti sono messi in discussione, dai reazionari e dalla Chiesa». Il dubbio è che, se i ceti popolari votano a destra (come fece Mirafiori quando nel ' 94 elesse Meluzzi psicanalista di Forza Italia, o come fa la Sicilia pressoché a ogni elezione), questo accade anche perché la sinistra dà l' impressione di abitare una società di liberi e uguali, scevra dall' ingiustizia e dal bisogno. «L' impressione che dà parte della sinistra in questi giorni è anche peggiore - sostiene Rizzo -. Fini ricandida Ciampi per aizzare la rissa già partita fra i nostri per la poltrona del Quirinale. Sulla poltrona di Montecitorio è già assiso il compagno Bertinotti. Ma perché poi un disoccupato calabrese dovrebbe votare Caruso, che per occupazione non intende il lavoro ma entrare in una scuola con le chitarre e le ragazze? Perché un precario romano dovrebbe votare Luxuria in tacchi a spillo? Brave persone, per carità. Ma dei 1.200 morti ogni anno sul lavoro, chi si occupa?». Anche Salvatore Buglio, deputato operaio, una vita tra Pci e Ds, ora candidato della Rosa nel Pugno, vorrebbe raccontare una storia a Marco Rizzo. «La mia. Sono entrato alla Fiat nel 1974, a 19 anni. Arrivato dalla Sicilia, con il mito della classe operaia. Il machismo era impressionante. Com' è ovvio, Mirafiori era piena di omosessuali, ma si nascondevano: gli operai dovevano essere la rude razza pagana; e noi ne approfittavamo. Le signore della Torino bene impazzivano, e devo riconoscere che farsele era davvero facile. I pochi gay che si palesavano erano impiegati, e venivano scherniti. Il partito stava su quella linea: i vizi borghesi non contamineranno la purezza proletaria. Si sapeva che alcuni dirigenti del Pci erano omosessuali, ma si fingeva di ignorarlo. Era la cultura dell' Urss, dove non a caso per loro c' era il gulag. Quando la Fiat mi licenziò, andai a lavorare in una fabbrica dell' indotto, la Sallig. Un giorno il leader sindacale ci dice: "Da domani viene a lavorare qui mio figlio. E' un po' malato. Rispettatelo". Quel ragazzo fu deriso e umiliato per due mesi, fino a quando il padre gli impose di licenziarsi perché incrinava la sua autorità. Poi, dopo la sconfitta operaia dell' 80, le cose sono cambiate. Il Muro è caduto anche per quello. Oggi è chiaro che i diritti civili servono innanzitutto agli umili, alle persone con meno strumenti materiali e culturali, che hanno più bisogno di essere liberate. Purtroppo i comunisti sono sempre un passo indietro». Gianni Vattimo, omosessuale e comunista, con Marco Rizzo ha avuto una causa legale (litigarono quand' erano entrambi candidati del Pdci alle Europee, per una questione di manifesti strappati). «Ma stavolta sono d' accordo con lui. Mi dispiace solo che quelle cose le abbia dette Rizzo; avrei voluto dirle io. Bertinotti è irrimediabilmente imborghesito: dopo Cofferati, è l' ulteriore dimostrazione che gli ex sindacalisti sono incapaci di radicalità. Fausto scopre la nonviolenza proprio quando Ferrara e i marinettiani del Polo la esaltano come levatrice della campagna elettorale. A destra è tutto uno zang-tumb-tumb, e lui si intenerisce con i transgender. A me Luxuria piace, invidio la sua vitalità giovanile, però la priorità dev' essere il conflitto sociale, la contesa tra capitale e lavoro. Da cui anche gli omosessuali trarranno beneficio; perché anche l' omosessualità è un problema di classe. Ho conosciuto molti gay ricchi: erano sposati, avevano case in Marocco e Tunisia, e se la passavano da nababbi. Come diceva Arbasino, alla principessa Torlonia non importa se Pasolini va con i ragazzi di borgata. Noi dobbiamo stare con i ragazzi di borgata». Quanto a Fausto Bertinotti, non vuole far polemica. Le parole di Rizzo lo amareggiano: «Io già assiso? Le istituzioni non si prenotano. E poi contrapporre operai e omosessuali, lotta di classe e diritti, è assurdo. Perché la lotta di classe è lotta di liberazione, per tutti». Quanto a Vladimir Luxuria, autentica rivelazione della campagna elettorale, si dice «offesa dalle parole di Rizzo. Le ho trovate molto poco di sinistra. Anche l' aborto era considerato un diritto "borghese"; invece era una grande questione sociale, come lo è oggi quella delle unioni civili. Sabato andrò a fare campagna elettorale a Corsico, nell' hinterland milanese, e sono certa che mi troverò benissimo. Rizzo si comporta come un roditore: pur di rosicchiare qualche voto, non esita ad adagiarsi sui luoghi comuni. Ma questa visione decadente ed estetizzante dell' omosessualità è arcaica. L' omosessualità è in tutti gli strati sociali, a cominciare da quelli popolari, da cui provengo: mio padre camionista e mia madre casalinga vivono ancora nella casa popolare fuori Foggia dove sono nata. Io poi sono pasoliniana: il potente e il benestante non mi attraggono, mi sono sempre piaciuti gli operai, i proletari. Ho per loro un' attrazione sensuale e una consonanza di spirito».
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