La mai troppo compianta funivia di Sanremo

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Robyk65
00lunedì 5 settembre 2011 09:51
Vi segnalo una novità letteraria, grazie alla passione e all'amore per la propria terra di Achille Pennellatore (il meteorologo di quell'obbrobrio di Portosole a Sanremo, per chi non lo conoscesse)e di Piero Anfossi è nato un volume interessante a cui persino il Secolo ha voluto dedicarne un articolo:

www.ilsecoloxix.it/p/imperia/2011/09/05/AOkZMY1-funivia_storia_sanre...

Funivia, storia di una Sanremo che non c’è più
05 settembre 2011
Claudio Donzella
Sanremo - Un viaggio affascinante e suggestivo, ma anche un po’ malinconico: perché nel confronto con il passato, e con una Sanremo che non c’è più, in questo caso ad uscirne peggio è il presente.

Impossibile non avere rimpianti, sfogliando l’ultimo lavoro di Achille Pennellatore e Piero Anfossi, il bel volume (ricco di fotografie storiche in bianco e nero che spesso valgono più di tante parole) intitolato “C’era una volta la funivia Sanremo-Monte Bignone”, pubblicato dalla Atene Edizioni di Arma di Taggia e già in vendita in alcune librerie locali, in attesa che a questa prima tiratura limitata e del tutto autofinanziata possa seguirne una più ampia, con l’auspicato ma per ora mancato patrocinio del Comune di Sanremo, motivato con le difficoltà di bilancio.
Il libro è diviso in tre parti: la prima ripercorre la cronistoria della funivia, dagli Anni Trenta in cui fu realizzata sino al 1981, quando cessò definitivamente di funzionare; la seconda è riservata agli aspetti tecnici e al funzionamento dell’impianto; la terza è dedicata all’album dei ricordi, tra viaggi sui vagoncini sino a monte Bignone, gara in salita per auto e moto sulla strada per San Romolo, interviste agli ex dipendenti ricche di testimonianze e aneddoti curiosi.

Piero Anfossi e Achille Pennellatore hanno voluto dedicare l’opera a “Dino” Pietro Borro, che per oltre quarant’anni ha prestato servizio nell’impianto funiviario, diventandone la vera memoria storica, e che è venuto a mancare proprio durante la preparazione del libro. Lo ricordano gli autori: «Persona cordiale e disponibile, amava rievocare con grande entusiasmo episodi del suo periodo lavorativo, dai momenti più lieti a quelli più tristi della guerra, non tralasciando gli aspetti tecnici, le curiosità, gli aneddoti divertenti». La prefazione è curata dall’ingegnere Alberto Locatelli, uno dei dirigenti più esperti del Comune, profondo conoscitore della funivia sia per avervi lavorato alla prima assunzione nel 1979, sia poi per aver ricevuto nel 1998 l’incarico di predisporre uno studio di fattibilità per il suo ripristino.

Perché una delle costanti dell’ultimo trentennio, dopo gli inutili tentativi di riportare a norma l’impianto e di riattivarlo negli Anni Ottanta – e poi di evitarne lo smantellamento completo, piloni compresi –, è stato il sogno di ricostruirlo. Un obiettivo coltivato con grande passione, negli Anni Novanta, dal compianto Umberto Vellani, presidente dell’Associazione funivia Sanremo-Monte Bignone. Un patrimonio da salvare”, il cui lavoro ha fatto da base alla pubblicazione di Anfossi e Pennellatore.

Il paradosso è che tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute dagli Anni Novanta ad oggi hanno inserito la ricostruzione della funivia nei loro programmi, attraverso la formula del “project financing”, cioè con la partecipazione di capitali privati, vista l’ingente spesa. Lo ha fatto anche il sindaco Maurizio Zoccarato, sino a voler presentare un modellino dell’impianto, e ad esporre un vecchio vagoncino tirato a lucido, in un incontro pubblico al Palafiori. L’idea è quella di far partire la funivia dal mare, dalla pista ciclabile, anche se l’attraversamento urbano oggi si presenterebbe problematico, e parrebbe più fattibile l’ipotesi di spostare la partenza all’uscita dell’Aurelia bis al Borgo. Ma lo stesso Zoccarato polemicamente ammette: «Purtroppo con un Governo così, anche i possibili progetti rimangono dei sogni», visti i tagli agli enti locali.

E l’attualità fa davvero a pugni con la storia della funiva, le belle immagini delle cabine sospese sopra il campo Golf o il prato di San Romolo, le foto d’epoca con i macchinisti che lavoravano lungo la linea, i loro ricordi che ricostruiscono la Sanremo del boom turistico o semplicemente delle gite domenicali dei suoi abitanti. La fine di quella funivia su cui viaggiarono Carlo Dapporto, o re Farouk con uno stuolo di mogli, coincide anche con il declino di San Romolo e soprattutto di Monte Bignone, la cui vetta oggi è in stato di totale degrado, così come quanto resta dell’impianto, nonostante l’istituzione del parco. E non ci potrà mai essere una nuova funivia senza la rinascita dell’entroterra montano di Sanremo.

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