Pili-Lancillotto contro Lanzillotta...

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centrosardegna
00martedì 7 agosto 2007 15:42
...sotto il gossip, niente?
Bilancio, la stampa sarda
occulta il sì di Prodi a Soru






La politica è gossip asfissiante. Come gran parte del giornalismo politico, in una sinergia stucchevole, abusata e insopportabile. Parole in libertà, muoiono nello spazio di un mattino. Sempre i soliti noti, dichiaranti e intervistati fino alla nausea. Un'orgia di chiacchiere nella latitanza di fatti e notizie: sconsolante. Perciò può accadere che giornalismo e politica, nel trionfo del gossip, finiscano per non accorgersi e/o imboscare, casualmente o deliberatamente, le notizie vere. Annegate nella logomachia praticata specie dai politicanti, trascritta e ripetuta in giornali e tv.

Ne ha fornito e continua incredibilmente a fornire un esempio da manuale l'informazione sarda. Quotidiani e tv domenica hanno dato con modesto risalto la polemica di Mauro Pili contro il Governo, e segnatamente contro la ministra Linda Lanzillotta. Il logorroico Scarpette, ovviamente con foto a gloria del suo dire, ha attaccato Prodi e compagnia annunciando di volerli trascinare davanti alla Corte costituzionale: forse per alto tradimento. Proclamava spavaldo di poterli inchiodare col “corpo del reato”: ovvero le dichiarazioni rilasciate alla Camera dalla ministra. La polemica iraconda era il senso dei titoli e degli articoli. Sicuramente, per i normali lettori che avranno pensato: toh, ancora baruffe politiche.

Invece no. La notizia, bella grossa e da prima pagina, c'era eccome. Ma è stata forse inizialmente incompresa, ora - a tre giorni di distanza - volutamente ignorata. Nell'attacco focoso dell'iglesiente sir Pili-Lancillotto contro Lanzillotta, era contenuto un fatto vero e di tutto rispetto. Sul quale si è glissato pare per disattenzione: ora è dolo, omissione e disinformazione, contro i lettori. Qual era, anzi è? Il Governo ha deciso di non impugnare davanti alla Consulta il bilancio regionale per il 2007.

L'opposto dell'evento-smacco per Soru: dato per certo, atteso dal centrodestra per inchiodare 'o Rey. Sembrava quasi ovvio dopo che il ministro dell'economia, il mastino dei conti pubblici Tomaso Padoa Schioppa (ormai TPS per chi è costretto a citarlo in continuazione), aveva duramente censurato la legge finanziaria: perché Renato Soru vi aveva inserito tra le entrate 500 milioni che la Regione incasserà nel 2010. Sul piano strettamente tecnico, tutti gli esperti - inclusi l'ex sottosegretario al Tesoro Giorgio Macciotta e l'economista ex assessore Francesco Pigliaru, anche sul nostro giornale - avevano giudicato ineccepibile e inevitabile lo stop al bilancio di finanza creativa alla Tremonti, con previsioni di entrate a futura memoria imposte dal presidente.

La politica è l'arte del possibile: talvolta dell'impossibile. Ma legittimo: salvo inciampi che solo la Corte costituzionale può decretare. Cos'è accaduto, presumibilmente? Prodi ha convinto TPS a non portare fino in fondo le sue censure “tecniche”: magari in nome del primato della politica. Anche perché lo stesso Prodi, nell'accordo siglato a conclusione della vertenza-entrate impostata da Pigliaru, aveva assunto un preciso impegno con Soru. Consentire alla Regione di mettere in bilancio i versamenti futuri ma sicuri. Perché era lo Stato il debitore insolvente verso la Regione creditrice: posticipava il pagamento perché le sue casse non potevano far fronte subito all'impegno derivante dal pregresso “furto” di risorse dovute e negate alla Regione. L'unica condizione era che la Giunta non impegnasse per spese correnti i soldi da riscuotere. Utilizzabili solo per tagliare il debito, esploso negli anni del malgoverno polista alla Regione, e per investimenti a favore dello sviluppo.

Com'è, come non è, niente blocco del bilancio: le precedenti censure erano state ritenute superate dall'impegno di Soru - mantenuto - circa la destinazione delle prossime risorse. Insomma, indietro tutta e via libera alla legge finanziaria senza ricorso alla Consulta. Questa era la notizia, politicamente bella grossa, annunciata venerdì alla Camera da Lanzillotta e ignorata e sfuggita a (quasi) tutti: finora proposta ai lettori solo dal nostro giornale.

Altro che ordinaria, routinaria polemica, come presentata dall'informazione isolana! Una notizia di grande sostanza, a sorpresa. Novità col botto, che trasforma lo smacco annunciato di Soru in ennesimo ceffone a Polo-Pili, ormai inchiodato nel ruolo fisso dell'uomo che prende gli schiaffi di una celebre gag di Totò. La notizia di agenzia era alquanto contorta. Ma bastava verificare con attenzione per interpretarla correttamente. L'abbiamo fatto noi, che non siamo i primi della classe ma solo studenti stagionati e ancora attenti, per capirla e per presentarla nel senso giusto e col dovuto rilievo ai lettori.

Come si era giustamente fatto all'atto delle contestazioni del ministro TPS: titoloni in prima pagina, ricordate?, e standing ovation del centrodestra. In caso di dubbi, la controprova la forniva lo stesso malaccorto Pili, con la sua furiosa reazione. Inalberandosi non contro madame Lanzillotta ma contro la decisione del Governo che l'aveva data vinta a Soru, accentuando il mal di fegato del nostro. Altrimenti, perché mai il baldo e bardo iglesiente avrebbe manifestato tanta indignazione? Elementare, Watson.

Oltretutto, i più attenti tra i politici e i tecnici (avrebbero dovuto ricordarlo in particolare i giornali con redazione parlamentare a Roma) sapevano che il Governo aveva come termine ultimo per l'impugnazione il giorno del ricorso alla Consulta contro le tasse sul lusso. Annuncio presentato con grande evidenza da giornali e tv : al contrario dell'ok al bilancio, ben più significativo politicamente ma ignorato e oscurato ormai da tre giorni. Fatto trascurabile: raccontatelo al bar dello sport, con rispetto parlando.

C'è solo un sospetto, non maligno. All'incapacità di interpretazione o distrazione anche solo iniziale è difficile credere. Soprattutto per quanti sono perennemente all'orecchio di Pili. Con grande consuetudine e confidenza personali e auricolari, ne raccolgono estasiati e rilanciano in grande spolvero le esternazioni. Come se si trattasse ogni volta di annunci memorabili: da rifilare vistosamente ai lettori, eventualmente disattenti alle sue continue imprese da statista.

Possibile che nessuno gli abbia chiesto ragione di tanto furore, fino all'exploit del ricorso alla Consulta contro il non-ricorso del Governo sul bilancio regionale? Sarebbe comunque omissione. Non arriviamo a pensare che lo si sia fatto per occultare la disfatta del loro eroe e il contestuale successo imprevisto del “nemico” Soru. Però il dubbio iniziale, col silenzio persistente e incredibile, ora è certezza. A carico dei distratti o fin troppo attenti fans del Mauretto forzista. Avrebbero dovuto correggersi: a malincuore, con la coda fra le gambe. Non lo hanno fatto e forse, alla ripresa autunnale saranno casualmente informati che il bilancio già dato per ghigliottinato è vivo e lotta con Soru.

Il quale può stare sulle scatole quanto si vuole, e ci sta non poco a molti. Ma per fargli dispetto, non si può oscurare con dolo recidivo una notizia di interesse generale. Anche le valutazioni distratte o volute hanno le gambe corte, come le tradizionali bugie. I fatti sono più forti: fatica vana negarli o ignorarli. Sotto il gossip, niente, si dice. Invece stavolta c'era roba soda. Il polverone del gossip ricade su chi lo solleva: lo squalifica non solo professionalmente, sul piano morale dell'inganno ai cittadini e lettori.

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