Riflessione sul 25 aprile e l'anti-fascismo

Nichilista errante
00sabato 25 aprile 2009 20:08
Oggi a commemorare il 25 aprile c'erano tutti, anche quelli che durante la prima repubblica lo consideravano la data infame del tradimento dell'Ideale: sto parlando dell'ex nomenklatura del defunto MSI, cioè Gasparri, Fini, La Russa e compagnia belante... solo gli irriducibili della Fiamma e i transfughi di Rauti non si sono uniti al coro: possiamo dire che è avvenuta dopo 65 anni la pacificazione nazionale, e che a presiederla -pur fra mille contraddizioni- è stato Silvio Berlusconi, uomo estraneo per cultura (per interessi no, ma lasciamo stare) a entrambi gli schieramenti in campo, ossia fascisti e anti-fascisti (quest'ultimi di tutti i colori, infatti è ormai stato storeograficamente smontato il mito della "resistenza rossa"). Credo sia stonata e assolutamente fuori luogo la polemica di Di Pietro, che ha voluto negare l'avvenimento contestando a Berlusconi il valore del gesto e richiamandosi ad un anti-fascismo (quello del cosiddetto arco costituzionale) che oggi non ha più senso, poiché ne sono scomparsi i protagonisti.

Vorrei riflettere insieme a voi sulla conseguenza dell'avvenimento, che apre scenari inediti sia in campo politico che culturale, di cui non sono sicuro che la nostra senescente e inetta classe politica possa valutare per esteso la portata, ma di cui dobbiamo per discutere:

a) la nostra costituzione è stata formulata da tutti le formazioni politico/culturali che si sono battute contro il regime, e la costituzione risente in alcuni punti di questo nascere in "contrapposizione a", ad esempio nella forte limitazione dei poteri del capo di governo (c'era fresca la dittatura di Mussolini), nell'iter estremamente lento per approvare le leggi (c'erano fresche le leggi imbavaglia stampa e anti-sciopero del regime), ecc oggi probabilmente, essendosi anche gli eredi degli sconfitti riconosciuti nel gioco democratico, questo terrore del ritorno della dittatura non ha più ragione d'essere, e qualcosa in questo senso necessariamente dovrà cambiare.

b) Fin ora l'anti-fascismo si è retto su un pilastro fondamentale, che riusciva a riunire nei momenti critici tutte le formazioni partitiche a far quadrato sulla costituzione (tranne l'MSI ovviamente): ossia il cosiddetto "arco costituzionale", per cui PCI, DC, PSI, ecc nei momenti di forte conflittualità inter-partitica potevano richiamarsi alla passata lotta al regime come momento unificante, che faceva da minimo comun denominatore a tutti, e giustificava il persistente del dialogo fra tutti gli schieramenti, anche fra coloro che invece avrebbero voluto lo strappo rivoluzionario (cioè il PCI). Oggi questo pilastro è crollato, sia perché non c'è più alcun partito erede dell'arco costituzionale, sia perché coloro contro cui far quadrato non esistono più, o meglio, sono talmente pochi (in tutto i partiti dichiaratamente neo-fascisti raccolgono neanche il 2% della popolazione) che è impossibile mantenere questo minimo comun denominatore: bisogna cercarne un altro, e per far questo dobbiamo leggere con nuovo occhio la nostra storia di nazione, che non può più fermarsi a 65 anni fa.

c) Oggi che vinti e vincitori si sono finalmente riconciliati, è necessario riscrivere in maniera più equa la storia del ventennio e della sua fine, conciliando le ragioni dei vinti con quelle dei vincitori: questo significa non solo demolire il mito del "fascismo male assoluto" a favore di una lettura storica che descriva senza apologie o demonizzazioni le politiche del ventennio (e su questo punto esistono ottime basi, come De Felice e Emilio Gentile), ma anche una storicizzazione del fenomeno resistenziale, che dovrà essere riconosciuto come momento significativamente positivo da tutti, ma di cui si dovranno analizzare anche le sbavature e le contraddizioni.

d) Questo giorno è un crocevia anche per i partiti della sinistra più o meno radicale, che fin ora avevano fatto dell'anti-fascismo il loro collante, il quale serviva a ricomporre i quadri quando le varie e contraddittorie anime sembravano spaccare irrimediabilmente il vaso: oggi i teodem, i socialisti, i democratico-liberali, i neo/post-comunisti ecc dovranno necessariamente riformulare un terreno d'intesa comune, oppure scindersi definitivamente... e gli stessi ora non potranno più rifiutare il dialogo con chi ha accettato le regole del gioco democratico, pena il porsi loro stessi al di fuori del gioco (leggasi, fine della demonizzazione come nuovo fascismo dell'attuale esecutivo).

e) Lo stesso vale i partiti che fino a ieri sentivano di essere eredi spirituali (se non materiali) del PNF: se accettando la democrazia quel modello storico non può più essere riproposto, è necessario anche riformularne i valori, e dimostrare come Patria, Tradizione, collaborazione inter-classista ecc possano armonizzarsi senza attriti con le regole democratiche di alternanza al potere.


ecco, questi sono i punti fondamentali, se volete aggiungerne, correggerli o demolirli sono a vostra disposizione. ave






=AlexMoteL=
00sabato 25 aprile 2009 21:21

Guardati questo video

www.youtube.com/watch?v=lk8vpuajKGc

su facebook me l'hanno censurato, chissà perché.


lorenzomagnifico
00domenica 26 aprile 2009 22:02
Chi di noi ha in famiglia i veri eroi dell'antifascismo, che hanno combattuto per la libertà della repubblica, sà cosa pensano dell'unificazione nazionale di tutti i partiti.
Mio padre è stato picchiato dai fascisti, tenuto a 20 di età in 3 campi di concentramento tedeschi. Ha visto morire donne, bimbi, uomini, preti e ebrei. è uscito da quella guerra cosi malato che per tutta la sua vita si è portato dietro quei segni fisici.
Oggi non c'è più, ma io sò che direbbe davanti a quella che tutti chiamano una riappacificazione nazionale, dove si mettono insieme chi lottava per la libertà e quelli che volevano il fascismo.
Se potesse parlare direbbe: Bimbo se avessero visto quello che abbiamo visto noi, non parlerebbero cosi, se avessero passato cio che abbiamo passato noi, non parlerebbero cosi.


Nichilista errante
00domenica 26 aprile 2009 22:26
Capisco il tuo discorso Lorenzo, ma non si può far combattere a noi (ventenni di oggi) la guerra che fu dei nostri bisnonni... mio nonno era democristiano, e fu bastonato più volte dai comunisti, che nel suo paesetto natale erano una maggioranza bulgara (arrivavano al 90%): questo non mi ha fatto odiare i comunisti, non ha più senso ora. è proprio perché coloro che hanno vissuto quei tempi stanno lentamente scomparendo che è possibile formare una nuova unità nazionale, NON DIMENTICANDO, ma stendendo un velo di pietà su odi che non hanno più senso d'essere: il fatto che questa pacificazione sia un palese compromesso elettorale e un operazione di marketing politico poco importa, buona parte della storia è fatta di eventi la cui mediocrità è neauseante. Io onestamente sono contento di questo avvenimento, perché apre un nuovo scenario politico e culturale anche per chi -come me- non ha alcun legame storico, familiare o politico col fascismo e l'anti-fascismo. ave

andreadapescara
00lunedì 27 aprile 2009 12:45
faccio ancora una volta, indebitamente, pubblicità al blog, vista la discussione:


http://percorsidipensiero.blogspot.com/2009/04/per-un-25-aprile-oltre-la-politica.html
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