definizione di killer

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themonster91
00giovedì 13 gennaio 2005 18:19
Killer (da to kill, uccidere) indica, letteralmente, l'uccisore, l'assassino; tale termine, impostosi nel linguaggio comune, è andato assumendo il significato più specifico di chi uccide per mandato altrui: un tempo si sarebbe chiamato sicario. Killer è dunque un soggetto che esercita il mestiere di assassino, ad esempio l'uomo di mafia; una sorta, dunque, di specialista dell'omicidio, professionista o dilettante che sia. Del resto la cronaca nera, di questi tempi, è prodiga di episodi del genere.

In questa sede, in ogni modo, non è degli assassini "a pagamento" che si vuole parlare, ma dei serial killer, gli autori cioè di "omicidi in serie", che sono un'altra cosa. A questo punto occorre fare un'altra precisazione. Con il termine serial killer non si vuole indicare neppure chi compie semplicemente più omicidi, chi uccide più persone in uno stesso momento (pluriomicidi) o in tempi successivi (assassini recidivi), alla stregua del significato che si è imposto nel linguaggio comune e dei media; costoro non sono in senso stretto serial killer. Gli assassini seriali sono altra cosa e chi è "del mestiere", cioè chi si occupa di criminologia e di psicopatologia forense (1), ha, tradizionalmente, usato questo termine per indicare soltanto coloro che hanno ucciso più persone in momenti successivi, per il ripetersi di una particolare motivazione: "la distruttiva e sadica associazione di sesso e morte". Quest'ultimo è un binomio esplosivo, niente di meglio per suscitare in tanti curiosità, per alimentare morbosi interessi o per scatenare fantasie proibite. L'uccidere per sesso o facendo sesso è dunque ciò che, tradizionalmente, ha definito il serial killer, anche se, come vedremo, questa è soltanto una delle motivazioni alla base del comportamento omicidiario seriale. Del resto, i più moderni ed innovativi studi relativi all'omicidio seriale, hanno dimostrato come questo sia un fenomeno molto più complesso.

Il termine serial killer è piuttosto recente, ma il fenomeno è risalente nel tempo: gli assassini seriali ci sono sempre stati, anche se l'omicidio seriale non veniva riconosciuto e definito come tale ed anche se può sembrare un fenomeno dei nostri tempi visto che, oggi, se ne sente parlare così di frequente. Certamente gli imperatori Nerone e Caligola erano degli assassini seriali in piena regola: uccidevano per il solo gusto di sperimentare nuove emozioni, quando erano annoiati dalla monotonia della vita quotidiana. Intorno al XV secolo, è stato documentato il caso del maresciallo di Francia Gilles de Rais. Si stima che, dal 1432 al 1440, egli abbia ucciso circa ottocento bambini usandoli come vittime sacrificali a causa del suo interesse per la magia nera; prima degli omicidi, alimentava le sue fantasie perverse con l'assunzione di alcool e droghe, che incrementavano il suo stato di eccitazione e di delirio; poi torturava le vittime e le faceva decapitare assistendo alla loro agonia. Si può affermare che, questo caso, segna l'inizio, in epoca moderna, dell'omicidio seriale di natura sessuale e delirante, non legato alla conquista del potere politico o a guerre in atto. Un altro caso storico è quello della contessa ungherese Elisabeth Bathory, la quale, all'inizio del XVI secolo, venne condannata per aver ucciso circa seicentocinquanta giovani donne, allo scopo di fare il bagno nel loro sangue.
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