Cari, visto che appartengo a quel piccolo gruppo di autolesionisti che nel tempo libero lavora (!) ho approfittato del ponticello pasquale per mettere mano a una cosetta che voglio condividere con voi.
Sto collaborando alla stesura di un testo di geografia per il biennio delle scuole superiori, e uno dei temi di cui mi devo occupare è il terrorismo. L'idea è quella di dare un po' di background ai ragazzini perchè siano più consapevoli quando sentono parlare di terrorismo in TV...
...posto qui sotto il pezzo (lunghissimo, siete avvertiti). Tra un pochino mi toccherà toglierlo, perchè è vero che il libro esce il prossimo anno e che prima di allora interverranno modifiche, ma c'è pur sempre il copyright da rispettare e non voglio tirare la corda.
Avvertenza: lo scritto è destinato a ragazzi di 14-15 anni, nel contesto di un libro di scuola. Quindi non mi dite che scrivo cose ovvie e semplicistiche, lo so già in partenza.
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Nel settembre del 2001, circa tremila civili statunitensi persero la vita a seguito dell’attacco alle torri del World Trade Center di New York. L’evento suscitò reazioni molto forti non solo per l’elevato numero di vittime, ma anche perché si trattava della prima offensiva sferrata all’interno dei confini statunitensi da terroristi non americani. Governi, mezzi di comunicazione e privati cittadini esprimono oggi grande preoccupazione per le attività dei fondamentalisti islamici, persone di religione musulmana che interpretano i propri testi sacri in senso estremista e sostengono che la civiltà occidentale debba essere distrutta.
Di fronte alla pesante presenza del terrorismo sia negli eventi storici sia nell’immaginario dei nostri tempi è importante comprendere che non è un fatto nuovo, e non è una pratica a cui ricorrono solo gli integralisti religiosi. Negli anni della Guerra Fredda, molte società si confrontarono con bande armate animate da progetti di eversione politica; in qualche paese, soprattutto nell’America del Sud, il problema è ancora attuale. Molti attentati sono mossi da rivendicazioni territoriali: l’organizzazione Terra e Libertà dei Paesi Baschi (ETA), che combatte per l’indipendenza delle popolazioni di lingua basca della Spagna settentrionale, ha rinunciato a usare le bombe solo nel marzo del 2006. In diverse circostanze le cause nazionaliste si fondono con quelle della fede; è il caso del gruppo Lashkar-e-Tayyba, attivo nella regione indiana del Kashmir, che usa la violenza per promuovere l’annessione al Pakistan delle aree a prevalenza musulmana. Non si deve dimenticare poi il cosiddetto “terrorismo di Stato”, praticato dai regimi totalitari nei confronti dei dissidenti.
Esistono differenze rilevanti negli obiettivi e nelle strategie dei vari gruppi, e le risposte devono essere adeguate a queste specificità. Ci sono inoltre analogie tra eventi di oggi e altri del passato, che possono aiutare a prevedere i comportamenti degli attentatori.
Per capire meglio, ci si deve chiedere prima di tutto cosa significa la parola “terrorismo”. Secondo il politologo statunitense Bruce Hoffmann, il terrorismo è “la consapevole creazione di paura e lo sfruttamento della stessa attraverso la violenza o la minaccia di violenza, al fine di ottenere cambiamenti politici”. Leonard Weinberg commenta questa definizione sottolineando che il vero obiettivo dei terroristi non è, di solito, uccidere; essi non cercano di ottenere una superiorità numerica sul nemico decimandone i ranghi, come accadrebbe in una guerra tradizionale. Gli omicidi sono, piuttosto, uno strumento per diffondere un messaggio e per indurre determinati comportamenti da parte delle autorità o della società civile.
In altre parole, il terrorismo è una tattica di combattimento fondata sulla conduzione di azioni violente a scopo di propaganda e di ricatto. Non è un caso che abbia conosciuto una stagione d’oro in corrispondenza con la diffusione della televisione: il gruppo palestinese “Settembre Nero” poteva contare per la prima volta su un pubblico di milioni di spettatori quando sequestrò e uccise un gruppo di atleti israeliani durante le Olimpiadi di Monaco del 1972. Sebbene condannato dalla grandissima maggioranza degli occidentali, questo atto servì ad aumentare l’interesse verso la causa dei palestinesi e persino a guadagnare ad essa alcuni simpatizzanti. Oggi è molto sfruttata anche la rete internet; molte formazioni costruiscono minacciosi siti autocelebrativi e diffondono video delle proprie imprese sui circuiti del
file sharing.
A definire il terrorismo non è lo scopo, ma il modo in cui è perseguito. L’obiettivo di far rimpatriare le truppe occidentali che dal 2003 si trovano in Iraq è stato condiviso da soggetti molto diversi: l’esercito iracheno fedele al dittatore Saddam Hussein, migliaia di pacifici dimostranti europei, e i fondamentalisti che uccisero circa duecento pendolari facendo esplodere bombe sulla rete ferroviaria di Madrid nella primavera del 2004. Solo gli ultimi si possono definire terroristi. Allo stesso modo, il partito politico irlandese Sinn Fein e l’organizzazione Irish Liberation Army (IRA) hanno lavorato per molti anni a un’unica causa: il trasferimento della contea nord-irlandese dell’Ulster dalla giurisdizione britannica a quella della Repubblica d’Irlanda. Il Sinn Fein, tuttora attivo, ha scelto i mezzi del dibattito parlamentare e degli accordi diplomatici; l’IRA ha impiegato metodi cruenti, almeno fino allo storico accordo di pace del 1994.
La finalità ultima, anche se non basta a identificare i gruppi terroristi, resta un fattore cruciale nel determinarne molti aspetti: come sono composti, quanto durano, come attaccano, quali sono i loro punti deboli. Questo concetto si può illustrare chiaramente con un confronto tra le organizzazioni di matrice comunista e quelle islamiche.
Negli anni ’70 e ’80 del Ventesimo secolo l’ideologia marxista ispirò la nascita delle Brigate Rosse (BR) in Italia e della Rote Armee Fraktion (RAF) in Germania. I loro componenti si proponevano di destabilizzare la vita pubblica, attaccando cittadini comuni e spesso anche uomini politici, al fine di creare il clima adatto per una rivolta delle classi sociali più disagiate. Ritenevano che la popolazione europea fosse pronta a ricevere e condividere il loro messaggio, se solo esso fosse stato proposto con sufficiente intensità. Questo desiderio di fare proseliti contribuì a limitare il numero di civili inermi uccisi; i terroristi, pur intenzionati a compiere azioni dimostrative, comprendevano che un eccessivo spargimento di sangue avrebbe alienato almeno una parte del pubblico. Nella dirigenza delle organizzazioni erano spesso presenti donne, a sottolineare la rivolta contro i tradizionali ruoli di genere.
Ora questi gruppi non esistono più. Furono sconfitti da una combinazione di fattori: i governi svolsero un’efficace attività repressiva, i partiti comunisti europei e i maggiori sindacati presero le distanze da chi praticava la violenza, il pensiero di estrema sinistra divenne progressivamente meno attraente per la collettività a seguito della maggiore informazione circa le pecche del regime sovietico. Molti ex militanti sono stati pienamente riaccolti nella società civile del loro paese, spesso a seguito di un’abiura almeno parziale rispetto agli ideali di un tempo.
Del tutto diverse sono le caratteristiche di Al Qaida, la rete internazionale di piccole formazioni armate che fa capo al magnate saudita Osama bin Laden, ed è responsabile di una lunga ondata di attentati sempre più distruttivi. L’obiettivo finale di questa organizzazione è la restaurazione del Califfato, un sistema di governo pan-arabo introdotto da Maometto nel VII secolo d. C. L’intero mondo musulmano deve essere riunito sotto un solo sovrano, che impone la legge islamica (sharia) e conduce una feroce guerra contro i nemici di Dio. In primo luogo devono essere eliminati gli americani e gli ebrei, i primi perché la loro società è immorale e satanica, i secondi perché occupano il suolo sacro dell’Islam. Si stermineranno poi tutti coloro che per qualsiasi motivo non fondano la propria vita sul Corano.
I seguaci di bin Laden non hanno l’obiettivo di convertire gli infedeli, ma di annientarli. Non è necessario guadagnare consenso nel campo nemico: l’importante è diffondere la paura, indebolire le difese fino a quando non saranno disponibili risorse sufficienti per passare dalle tattiche del terrore a una vera e propria guerra. Al Qaida e le formazioni sorelle, come Jemaah Islamiyah in Indonesia, superano tutte le altre organizzazioni per numero di morti causate: l’assassinio a sfondo religioso, anche se non è l’obiettivo finale, è di per sé un atto meritorio e verrà abbondantemente ricompensato nell’aldilà. I terroristi musulmani in generale fanno intenso ricorso agli attentati suicidi; alcuni sono ansiosi di ricevere il premio divino per la loro devozione alla causa. Negli ultimi anni questa forma di aggressione ha coinvolto anche alcune donne; l’Islam fondamentalista tuttavia sostiene la superiorità maschile, e la catena di comando è composta interamente da uomini.
Contrastare Al Qaida si è rivelato finora piuttosto difficile. La coalizione occidentale guidata dagli Stati Uniti ne ha arrestato molte figure chiave, e i servizi segreti di vari paesi hanno sventato molti più attentati di quanti i terroristi ne abbiano messi a segno, ma l’organizzazione è ancora attiva. In varie zone del mondo, bin Laden è un eroe popolare. Moltissime persone condividono la sua idea di fondo, qualcuno approva anche i suoi metodi.
Le ragioni di questo fenomeno sono oggetto di un acceso dibattito. Per alcuni i motivi sono da ricercarsi soprattutto nel sottosviluppo economico, che rende le popolazioni mediorientali e asiatiche naturali nemici dell’Occidente. Per altri, la colpa è dell’intrinseca violenza delle Scritture islamiche, che promuovono una società retrograda e invitano esplicitamente alla guerra di religione. La prima interpretazione implica che gli attentati si possano fermare redistribuendo benessere ai popoli più poveri. La seconda suggerisce piuttosto l’impiego della forza militare, almeno contro le frange più estreme e contro i governi che negano libertà fondamentali ai propri cittadini su basi religiose. Le strategie future e gli esiti della lotta al terrorismo dipendono crucialmente da come questi filoni di pensiero saranno contemperati.
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Bene, adesso vado a congratularmi con me stessa per lo sforzo con uno spaghetto alla bottarga, altro che paradiso islamico.
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Like fools we trust the delivery
But it's all just drunk sincerity