Capita spesso di lasciarsi andare ad un pessimismo di maniera sulle sorti del libro, e dell'educazione al libro in particolare, ed ecco a smentirla (almeno così io la leggo) i risultati di una ricerca sui cento libri più letti dai giovani, oggi, in occasione della mostra annuale del libro al Castello di Belgioioso.
Non tutto è perduto, no?
"Le preferenze dei giovani, i loro libri di culto, quelli da leggere e rileggere, da consigliare agli amici, che incarnano modelli e aspirazioni, emergono da una ricerca fatta per «Parole nel tempo. Editori in mostra», la fiera dei piccoli editori che si apre oggi a Belgioioso e che espone i cento titoli più citati. Un’indagine che è stata fatta spedendo a biblioteche, centri sociali, siti Internet frequentati dai giovani una breve comunicazione in cui si chiedeva ai ragazzi di indicare i cinque libri «da portarsi nello zainetto». Le risposte di circa 700 lettori tra i 18 e i 25 anni, hanno composto una top ten che rivela qualche sorpresa. E se non stupisce più di tanto il primo posto di George Orwell, con 1984, rappresentazione avveniristica di un mondo governato dal grande fratello che, a oltre cinquant’anni dalla pubblicazione, sembra essersi avvicinato alla realtà, sorprende forse il terzo posto di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, che con questo libro del 1953, portato sullo schermo da Fançois Truffaut, rinnovò il genere fantascientifico trasferendo su pianeti e galassie la sua critica all’evoluzione della società verso gli estremismi tecnologici. Dimenticati autori come Sartre e Camus, ormai decisamente fuori moda, avanza una narrativa di evasione dove l’impegno è filtrato dalla metafora. Lo dimostra anche il secondo posto di Gabriel García Márquez, con i suoi Cent’anni di solitudine, altro libro di culto della generazione post-sessantottina, quella della ribellione ai modelli di vita borghesi, quella delle comuni che spesso si chiamavano Macondo, in omaggio proprio alla città immaginaria inventata dallo scrittore colombiano. Il realismo magico sudamericano continua a fare proseliti anche attraverso Isabel Allende, all’ottavo posto con La casa degli spiriti, mentre è evidente che il fantasy di Tolkien è un rientro al traino degli effetti speciali cinematografici. Scontata la presenza del Piccolo principe di Saint-Exupéry, fiaba per grandi e piccini, continuamente ripubblicata (in Italia l’editore Bompiani ne stampa ogni anno circa 180 mila copie), in questa top ten di inizio secolo mancano i grandi classici (Shakespeare, Tolstoj, Kafka, Mann, per fare qualche esempio a caso, ottengono solo qualche sporadica citazione), ma forse non eCrano nemmeno tra i libri prediletti dai giovani trent’anni fa. Esclusi anche i classici di casa nostra (negli zainetti sopravvive qualche sparuto Manzoni, Pirandello, Calvino), tra gli autori italiani nella top ten si trovano soltanto Il nome della rosa di Umberto Eco, al quinto posto, e Se questo è un uomo di Primo Levi, al nono posto. Mancano anche, almeno dai primi dieci, i cosiddetti giovani scrittori, quelli che avrebbero, da un punto di vista editoriale, proprio i ragazzi come target di vendita. C’è chi cita i nomi di Baricco, Ammaniti, De Carlo ma nessuno di loro conquista i primi dieci anche se si deve probabilmente proprio a Baricco la presenza al quarto posto del Giovane Holden di Salinger. Diverso il caso di On the road di Jack Kerouac: ideale modello da imitare per ogni ragazzo degli anni Settanta, il libro oggi appartiene forse di più al mondo del desiderio e dei sogni che a quello della realtà. Ma le sorprese maggiori emergono spulciando l’intero elenco dei cento libri. "
Finché u matin crescià da puéilu rechéugge
frè di ganeuffeni e dè figge
bacan d'a corda marsa d'aegua e de sä
che a ne liga e a ne porta 'nte 'na creuza de mä.
(Fabrizio De Andrè, 1984)